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Tecnici agricoli

I Periti Agrari fanno parte di quel gruppo di professioni cosiddette tecniche (ingegneri, architetti, geometri, chimici, dottori agronomi, periti industriali) per le quali la costituzione dell’ordine e dell’albo professionale — e la connessa necessità di superare l’esame di Stato per farne parte — fu stabilita, quasi simultaneamente, nel 1924. Il relativo regolamento d’esecuzione fu approvato nel 1929.

Fino alla caduta del fascismo, agronomi e periti agrari erano iscritti, sia pure in sezioni diverse, in un unico albo: quello del sindacato nazionale fascista dei tecnici agricoli.

Il progetto professionale di fornitura dei servizi del Perito Agrario è basato sulle cognizioni acquisite nel corso degli studi e della pratica professionale biennale obbligatoria, e della successiva esperienza e aggiornamento professionale e origina dalla necessità espressa dagli utenti di disporre di conoscenze specialistiche nelle materie agrarie di competenza di detto professionista — che in maggiore o minore misura sono condivisi da altri tecnici, quali Dottori Agronomi e Agrotecnici.

Si può assumere che la differenziazione che caratterizza il Perito Agrario dagli altri tecnici dell’agricoltura, sia quell’ equilibrio tra cognizioni scientifiche e cognizioni pratiche che rendono il Perito Agrario figura significativa della pratica agraria professionalizzata.

I corsi scolastici di indirizzo agrario sono stati pianificati dallo Stato italiano a partire dalla seconda metà del 1800 ed hanno trovato un primo ordinamento già nel primo quarto di secolo del 1900, per poi concretarsi, sostanzialmente quali tutt’ora sono, nella riforma "Gentile". Le più recenti riforme scolastiche non sembra che apporteranno significative modificazioni alle cognizioni proprie dei Periti Agrari. L’interesse per la conoscenza dell’Agricoltura e delle Tecniche relative è riscontrabile nella storia dell’umanità.

Per Esiodo, poeta greco vissuto sei secoli prima di Cristo, nel suo "Le opere e i giorni" il lavoro dei campi è una prescrizione degli dei.

Tito Lucrezio Caro, poeta latino vissuto nel primo secolo avanti Cristo, ricerca nel suo "Poema della natura" le leggi che governano il mondo.

Virgilio nelle sue "Georgiche" disserta sul comportamento delle api e sulla semina del farro

Lucio Giunio Moderato Columella , latino, nato nell’attuale Andalusia sul finire del primo secolo avanti Cristo, fu il primo vero e grande, tecnico agricolo ; il pensiero di Columella è tanto attuale da meritare la citazione testuale della prima frase del Capitolo I del Suo "De re Rustica":

"Qui studium agricolationi dederit antiquissima sciat haec sibi advocanda: prudentiam rei, facultatem impendendi, voluntatem agendi" che tradotto in italiano esprime bene in estrema sintesi quali sono i problemi dell’agricoltura di ieri, di oggi e probabilmente anche del domani

"Chi vuol darsi all’agricoltura, sappia che deve possedere queste tre cose importantissime: conoscenza della materia, possibilità di spendere, volontà di lavorare"

Dopo il succedersi dei "secoli bui "solo all’inizio del 1500 compare la figura di un conoscitore dell’agricoltura degno di menzione : Gabriello Alfonso di Herrera al quale va ascritto il merito di aver composto e stampato una corposa raccolta di scritti di autori naturalisti ed agronomi antichi e coevi ove spiccano richiami alle tecniche di agricoltura intensiva introdotte in Spagna nei regni arabi.

Solo nella seconda metà del 1500 Agostino Gallo in Italia introduce, attraverso la stampa de "Le vinti Giornate", descrizioni circa le qualità agronomiche, i concetti estimativi correlati al valore dei terreni, delle coltivazioni, delle proprietà agricole ecc. sempre nell’ambito della tradizione.

Oliver de Serres gentiluomo francese del 1550 autore de " Theatre d’agricolture et mesnage des champs" ivi descrive da perfezionista le conoscenze tecniche di un’epoca ancora pervasa di pratiche antiche, delineando, nel superamento di rapporti di tipo feudale, l’azienda agraria basata sul capitale.

A Sir Richiard Weston può ascriversi il prodromo della rivoluzione agricola moderna : nel 1650 pubblica una memoria di viaggio " A discours of husbandrie used in Brabant and Flanders" ove descrive le avanzate tecniche di coltivazione fiamminghe imperniate sulle riduzioni dei maggesi, sulle coltivazioni foraggere e sull’allevamento del bestiame suggerendole ai concittadini britannici, cui segue l’affermarsi del connazionale John Mortimer che pubblica nel 1707 " l’Arte Completa" un‘ opera monumentale in materia di scienza agronomica, poi ancora dell’inglese Jethro Tull che nel 1731 pubblica "La nuova coltivazione" i cui enunciati costituiranno argomento di discussione per quasi un secolo tra gli agronomi.

E’ ancora lo sviluppo scientifico ed economico del Regno Unito nella seconda metà del 1700 lo scenario d’avanguardia dello sviluppo delle tecniche agrarie, Francis Home offre un contributo significativo al progresso delle scienze agrarie con la pubblicazione nel 1757 de "I principi dell’agricoltura e della vegetazione" tradotti in italiano dal modenese Bernardino Danielli nel 1763, ma è il britannico Artur Young il più acuto osservatore e relatore negli "Annali"della migliore tecnica agricola tra la fine del 1700 ed i primi anni del 1800 .

Il primo esperto dell’ agricoltura modenese è Cosimo Trinci,agrimensore operante tra gli Stati del Duca di Modena e la Toscana, che nel 1778 pubblica il "Trattato delle stime de’ beni stabili" ove stigmatizza il cattivo stato di coltivazione di troppe terre.

L’abate Berardo Quartapelle pubblica a Teramo nel 1801 i "Principi della vegetazione" offrendo al pubblico italiano la più aggiornata conoscenza degli autori europei in materia di biologia agraria.

Filippo Re reggiano, professore d’agraria all’università di Bologna, edita fascicoli degli Annali dell’Agricoltura del Regno d’Italia (allora napoleonico) il primo dei quali viene pubblicato nel 1809, continuerà poi la sua opera di divulgazione tecnica agraria nel ripristinato Ducato Estense .

Il tedesco Albert Thaer compone in otto volumi un ponderoso trattato di cognizioni agrarie organiche e sistematiche che conduce, da un’agricoltura ancora di stampo medioevale, alla tecnica di coltivazione fondata sulla concezione moderna delle rotazioni agrarie, il trattato è tradotto e pubblicato in Firenze nel 1818 . Giusto Liebic è l’autore de "La chimica applicata all’agricoltura e alla fisiologia" ove il chimico tedesco, con una modesta pubblicazione edita in Lombardia nel 1844, sintetizza le cognizioni di fisiologia vegetale a fondamento della tecnica di coltivazione. Francesco Luigi Botter nel 1864 edita con cadenza quindicinnale il " Giornale di agricoltura, industria e commercio del Regno d’italia" a stimolo della rivoluzione tecnica e scientifica che necessita nel travaglio della nuova compagine unitaria.

Carlo Berti Pichat pubblica a Torino nel 1870 le "Istituzioni scientifiche e tecniche ossia corso teorico e pratico di agricoltura" opera inusitata in Italia per completezza, in un periodo più o meno coevo Gaetano Cantoni pubblica in dispense la "Encicopedia agraria Italiana".

Infine un pensiero in ricordo di Luigi Perdisa, emerito pubblicista della ( ventennale o trentennale?) rivista mensile "I Tecnici Agricoli Professionisti" e di Alfonso Draghetti,emerito direttore dal 1927 al 1960 della Stazione Sperimentale di Agraria di Modena, che pubblica nel 1948 i "Principi di fisiologia dell’azienda agraria" ristampato nel 1991da Edagricole .


Bibliografia

"Storia delle scienze agrarie" di Antonio Saltini

"Storia dell’Agricoltura Italiana" di E.Rossini - C.Vanzetti

"Le Libere Professioni in Italia" di Willem Tousijn

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Collegio Provinciale dei Periti Agrari e dei Periti Agrari Laureati di Modena