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COLLEGIO DEI PERITI AGRARI home DELLA PROVINCIA DI MODENA
4 4.2 PAESAGGIO

4.2.1 Degrado ambientale: il ruolo dei tecnici agricoli


La situazione del degrado ambientale e dello squilibrio nel rapporto città-campagna quale conseguenza dell'urbanizzazione della società e del territorio.

Il tumultuoso processo di industrializzazione, che ha caratterizzato il Paese negli ultimi 40 anni, ha dato luogo alla Società urbanizzata nella quale viviamo, pur nella presente fase socio-economica, che ora si definisce post-industriale permangono e permarranno le caratteristiche di fondo di una societa che nel suo complesso va perdendo, se non ha già perso, la memoria storica del suo passato rurale.
In tale societa urbanizzata, nella quale è riconoscibile anche quella della Regione Emilia-Romagna, dove ormai una esigua parte della popolazione attiva si dedica all'agricoltura (che pure alimenta il 100% di detta popolazione), si deve riconoscere che tutte le categorie sociali e produttive urbane, adeguatamente rappresentate nelle diverse sedi politiche, sindacali e tecniche, trovano un comune denominatore nella logica dell urbanesimo che subordina l'agricoltura alle esigenze delle aree urbane.

Nella societa urbanizzata in cui viviamo, le rappresentanze politiche e sociali dei rurali (per la modesta rilevanza elettorale dei rappresentanti e per la disaggregazione della forza economica degli stessi) non incidono affatto sull'insieme dei problemi di questa societa: possono solamente agire nell'ambito ristretto delle questioni squisitamente settoriali, poichè le istanze socio-economiche a carattere generale di cui sono portatrici divergono da quel comune denominatore che caratterizza invece tutte le categorie urbane.

Il rapporto tra città e campagna, dualismo antagonista che risale alla notte dei tempi e che ha visto sempre prevalere città sulla campagna, anche quando le popolazioni urbane costituivano una esigua minoranza, ora alterato in modo enorme e pericoloso per l'intera collettività, tanto è gravoso e prevaricante lo stato di sudditanza che la città ha imposto alla campagna in forza del proprio peso demografico, politico ed economico.

In tale contesto è del tutto conseguenziale che i tecnici agricoli quale espressione colta e professionalizzata del mondo rurale, siano emarginati ed esclusi dai processi decisionali della societa e sostanzialmente ignorati dalle stesse Organizzazioni Sindacali agricole che proprio in ragione delle fratture ideologiche che le distinguono hanno assunto comportamenti totalizzanti.

Il grave squilibrio tra città e campagna si manifesta non solo in termini socio-economici, ma anche in termini territoriali ed ambientali, infatti il processo di "urbanizzazione" del territorio di pianura e di abbandono di quello montano progredisce di giorno in giorno, estendendo le superfici edificate, cementate, asfaltate o comunque inaridite e/o abbandonate o insufficientemente utilizzatate, mentre le ragioni di scambio tra prodotti industriali e servizi prestati dalla città esigono una sempre maggiore quantità di derrate agricole da una campagna che, riducendosi la superficie di pianura, deve sempre più ricorrere a procedimenti produttivi innaturali e gravidi di potenziali implicazioni ambientali per pareggiare il conto, sempre più impareggiabile con la città.

È più che mai necessario porre limite all'urbanizzazione del territorio di pianura e all'abbandono di quello montano individuando ed attuando politiche idonee ad invertire, o quanto meno a stabilizzare l'attuale assetto di attivi nel rapporto città-campagna in quanto in una società equilibrata, anche l'aggregazione urbana può prosperare solamente se affiancata da un economia agricola ed agroindustriale efficiente ed altrettanto prospera.

L'inversione di tendenza, resa indispensabile dallo stato dei fatti, esige che, alla pianificazione delle iniziative necessarie concorrano non solo le forze politiche e sociali e gli urbanisti, ma anche i tecnici del settore agricolo.
Questi tecnici, provvisti di sicure competenze professionali, sono portatori di istanze ed interessi che sono sconosciuti al tecnici di altro tipo i quali, ormai privi di memoria storica dell'antica estrazione rurale dei loro padri, si sono dimostrati incapaci di valutare effetti, costi economici, sociali ed ambientali a lungo periodo insiti nella progressiva erosione del territorio.

Da ciò consegue che il riconoscimento della rilevanza sociale ed economica della figura professionale del tecnico specifico dell'attività agricola debba essere obiettivo comune non solo dei tecnici e produttori interessati, ma soprattutto delle forze sociali e politiche che operano per realizzare in concreto uno sviluppo equilibrato della società in cui viviamo.

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Il ruolo dei tecnici agricoli

Formazione professionale dei tecnici agricoli

Lo studio teorico e la pratica applicazione di questo, costituiscono la peculiarità della formazione professionale acquisita dai tecnici agricoli nelle strutture scolastiche.
Tale peculiarità è maggiormente incidente nella figura professionale del diplomato Perito Agrario e ciò caratterizza particolarmente tale professionista sia rispetto al Laureato in Agraria sia al licenziato delle scuole di pratica agraria.
Tale differenziazione non costituisce fattore negativo per alcuno, anzi indica come le varie professionalità, non a caso presenti nello stesso settore al diversi livelli di scolarizzazione, necessitano le une delle altre per meglio esprimere ognuna e complessivamente le proprie capacità.
I soli Istituti Tecnici Agrari sono 74, distribuiti in tutta italia e "diplomano" ben 7.000 Periti Agrari per ciascun anno scolastico.
L'insegnamento è diversificato anche in relazione alle caratteristiche della produzione agraria ed agro-industriale presente nel territorio ove sono ubicati gli Istituti stessi.
Nella quasi totalità dei casi gli Istituti dispongono in proprio di una azienda agricola ove sono svolte o dovrebbero essere svolte, dagli studenti, le applicazioni pratiche.

Peculiarità della formazione professionale e dell'attività specifica dei tecnici agricoli.

La formazione professionale e l'attività specifica dei tecnici agricoli spazia in un continuo rapporto di interazione tra i fattori fisico-chimici-biologici, ambientali-climatici e territoriali e quelli tecnico-produttivi e socio-economici-ivi compresa l agro-industria.
Infatti la dimensione operativa del tecnico agricolo è il territorio in senso lato del quale, per operare, deve conoscere le caratteristiche ambientali naturali quali il tipo e la entità fisico-chimica delle terre e delle acque, le caratteristiche climatiche ed in ragione di clò le specie e varietà di animali più consone da assoggettare a quei processi tecnico-produttivi e finanziari compatibili sia con l i assetto demografico ed occupazionale dell ambito territoriale considerato, sia con l'andamento economico del mercato, ivi comprese le potenzialità e problematiche dell'industria agro-alimentare.

In buona sostanza i tecnici agricoli, per la peculiarita della formazione professionale che li distingue e per l'attività specifica che svolgono, sono presenti, sono attivi, sono responsabili ed apportano professionalita nei momenti decisionali qualificati quando cioè vengono pianificate e realizzate le attività volte alla produzione e trasformazione per il consumo dei prodotti alimentari ed affini.

In ragione di tale peculiarita carat terizzata dalla concretezza dell'attivita svolta in diretta relazione con i fattori ambientali e tecnico-economici si delinea il naturale interesse della figura professionale dei tecnici agricoli per la tutela dell'ambiente da fenomeni di inquinamento e dei prodotti alimentari dalle pratiche di sofisticazione.

Se non vengono impiegati i tecnici agricoli, chi effettua le rilevazioni e la revisione dei dati riguardanti le quali le qualità di coltura, le classi di produttività, il grado di fertilità, la natura fisico-chimica dei terreni, la quantità e la qualità delle acque disponibili?1
Forse coloro che, fino ad ora, hanno fissato vincoli edilizi alle costruzioni rurali che spesso non sono a salvaguardia dell'agricoltura, ma contro di essa?

Spesso le Amministrazioni affidano indagini di carattere agronomico a tecnici non del settore; trascurano ed ignorano l'azienda agricola come capacità imprenditoriale, come struttura fissa, come dotazione di macchine, di bestiame e di impianti, come produzione, come reddito.
Qual'è il costo economico-sociale che la collettività deve sostenere se per far posto ad una zona industriale o ad una zona da destinare ad impianti sportivi si deve distruggere un'azienda magari sana e vitale?

1 Alfonso Bosis
convegno "Il tecnico agricolo negli anni 1980, professionalità e gestione del terreno agricolo",
Bergamo, 1984.


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