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COLLEGIO DEI PERITI AGRARI  home DELLA PROVINCIA DI MODENA

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4.4 ECONOMIA

L’allevamento dei suini

L’attività imprenditoriale, qual è quella di allevamento dei suini ha un’unica qualificazione in termini di Codice Civile (art.2135) è attività agricola.
Nel concreto tecnico-economico detta attività si esplica con l’organizzazione della produzione e vendita all’ingrosso di suini da carne.

Nel settore il conseguimento di un reddito o di una perdita, si concreta attraverso l’organizzazione di enti patrimoniali specializzati e personale nella gestione zoo-commerciale; l’esito economico dipende, non dalle sole entità patrimoniali, finanziarie ed umane in disponibilità, bensì soprattutto dalla capacità gestionale dell’imprenditore per conoscenza della tecnica della pratica di allevamento e del mercato.

Complessa ed articolata è pure la problematica di detta attività negli ambiti territoriali, ambientali, urbanistici, fiscali e socio-economici cui è sottesa ogni peculiarità che la caratterizza.

In termini territoriali provinciali l’attività di allevamento dei suini è concentrata in pianura, la provincia di Modena annovera ampi territori definiti dalla normativa regionale “ eccedentari ” in termini di carico di bestiame e talora ad “alto rischio di crisi ambientale” per la combinazione tra la natura dei suoli e la concentrazione di attività economiche che ivi si svolgono.

Pertanto l’attività di allevamento del bestiame, dei suini in particolare, si svolge necessariamente in connessione diretta od indiretta con la coltivazione dei terreni agrari in quanto non è economicamente praticabile, per l’enormità quali-quantitativa dei reflui di stalla ( deiezioni miste a cascami e/o acque di lavaggio), una depurazione totale che escluda la connessione col terreno agrario quale recettore finale di quota significativa degli stessi reflui ivi utilizzati quali fertilizzanti naturali.
In termini urbanistici i vincoli di Piano Regolatore Comunale e sanitari per gli allevamenti zootecnici, definiti per legge “attività insalubri”, sono talmente restrittivi da escludere, nella pluralità dei casi, la praticabilità concreta di drastici interventi di riqualificazione zootecnica, ciò nonostante l’epoca di costruzione degli edifici sia generalmente compresa negli anni ’60 e ‘70 ed evidente l’obsolescenza tecnologica dei fabbricati che, in quanto fortemente tipicizzati in relazione alle conoscenze tecnico-scentifiche dell’epoca di costruzione, necessiterebbero di interventi generalmente assimilabili a demolizione e ricostruzione, non proponibili anche in ragione dei costi, non più proporzionati agli esiti economici preventivabili.

In termini fiscali è la natura del collegamento tra le entità di bestiame e terreno agrario che determina le modalità del prelievo impositivo.

In termini catastali, stante la impraticabilità di una diversa destinazione d’uso dei fabbricati zootecnici, sia per la fortissima tipicizzazione dei medesimi che per i vincoli di destinazione di PRG, è indubbia la qualificazione quali D/10 fabbricati strumentali alla gestione agraria di cui alla più recente normativa pertinente.
In conseguenza non sussiste una autonoma possibilità di ricavare un reddito dai fabbricati se non in relazione alla specificità di allevamento dei suini.

Nell’ultimo decennio in termini socio-economici l’attività di allevamento dei suini ha incontrato ed incontra crescenti difficoltà :
sia per le difficoltà opposte dalle Amministrazioni Comunali che per la manifesta opposizione dei residenti nelle aree adiacenti a quelle presso le quali la stessa attività si svolge, opposizione indotta dalla sensibilizzazione alle emanazioni odorose dirette dell’allevamento ed alle pratiche agronomiche di liquamazione dei terreni;
sia per l’andamento del mercato, ora caratterizzato da eccesso di produzione, regresso dei consumi anche a causa di ricorrenti campagne scandalistiche sulla pericolosità delle carni, quindi costi crescenti e ricavi regressivi;
sia per la crescente disaffezione degli imprenditori che per l’ irreperibilità di personale qualificato, che ambisce occupazioni più appaganti e meno maleodoranti, con conseguente necessità di utilizzare immigrati a scarsa qualificazione.

E’ noto come, almeno nei lustri decorsi, l’andamento economico del comparto suinicolo sia stato caratterizzato da andamenti fortemente altalenanti : a periodi annuali o biennali di alta redditività hanno fatto seguito periodi di forti perdite, l’ultimo quinquennio è stato invece caratterizzato da anni di perdite crescenti alternati ad anni di redditività insufficiente ad annullare le perdite degli anni precedenti.

L’apprezzamento venale che il mercato concede al complesso edilizio in quanto ivi si svolge l’attività di allevamento di suini, può ben essere quindi inferiore (solo teoricamente anche superiore), al valore dei beni patrimoniali che lo sostanziano, quale sarebbe il valore per stima di “ surrogazione ” ( o di ricostruzione dedotta la vetustà), ove non si tenga conto del riscontro della situazione socio-economica e delle influenze tutte negative, ormai costanti nel tempo, dell’andamento del mercato delle carni.

Infatti rare sono le compravendite di immobili prevalentemente destinati ad allevamento di suini ed ancora più rare le affittanze, consta poi che mai ( o solo eccezionalmente ) dette operazioni attengono esclusivamente i complessi edilizi, in quanto generalmente il Centro Zootecnico è stato costruito o aggregato in relazione alla proprietà di almeno un fondo rustico dell’antico appoderamento che costituisce di fatto unico corpo col centro zootecnico.

Non sussistono pertanto, in sé stessi, elementi espliciti di redditività dei fabbricati costituenti complessi edilizi per l’allevamento dei suini, bensì è l’attività degli operatori qualificati che consente la redditività dell’attività di allevamento. Naturalmente il settore è caratterizzato dall’operosità dei Tecnici Agricoli e tra questi in particolare, dei Periti Agrari.


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