Energie rinnovabili
La canapa
Cannabis sativa indica
La canapa, in Emilia Romagna e a Modena, era conosciuta dagli anziani, che tra le due ultime guerre la utilizzavano come fibra per tessuti e combustibile; viene attualmente riscoperta, dopo l'abbandono, subito negli anni 50, per la concorrenza di nuove fibre, per gli alti costi di lavorazione e non ultimo anche per le leggi proibizionistiche per le quali è conosciuta dai giovani.
Chiarito che la canapa agro-industriale (sativa) rientra nei parametri consentiti per legge per quanto riguarda il cannabinolo (THC), si può affermare che i produttori possono serenamente coltivarla applicando le procedure chiare e trasparenti nei confronti degli organi di vigilanza, come previsto dalla legge e che alcuni produttori pionieri hanno potuto verificarlo negli ultimi due anni, coltivandola.
Ciò premesso si espongono le principali fasi della coltivazione:
- Il terreno deve essere fertile, o altrimenti concimato valutando le asportazioni della coltivazione precedente;
- Il terreno può avere caratteristiche diverse, dal medio impasto-sabbioso fino al terreno tenace argilloso ed in quest'ultimo ne migliora la tessitura con la porosità determinata dal profondo e fitto apparato radicale che ne determina un sollevamento e rottura delle zolle;
- Il terreno può beneficiare dell'apparato fogliare della canapa lasciato su di esso, che tende a riportarlo ad un ph neutro con la sostanza organica equivalente a circa 70 unità di azoto.
- Il terreno potrà essere lavorato con: aratura - erpicatura, ripuntatura - erpicatura, semina su sodo, in ogni caso devono essere valutate le disponibilità meccaniche aziendali ed i residui della coltivazione precedente;
- Il letto di semina deve essere ben affinato ed il campo essere baulato (non piatto) per favorire lo sgrondo delle acque, evitando ristagni dei quale la canapa è molto sensibile;
- Il diserbo in presemina può essere consigliato ove siano presenti già infestanti ed in modo particolare convolvolo, giavone, mentastro;
- La semina si effettua con una comune seminatrice da grano nel periodo fine marzo, prima quindicina di aprile, con terreno umido, ad una profondità di circa 1-1.5 cm ed una temperatura notturna che non scenda sotto i 10 gradi ed una densità di semina di 100-150 semi per metro quadro;
- Lo sviluppo successivo della pianta diventa sempre più rapido con l'aumentare del fotoperiodo e quindi diminuisce dal solstizio d'estate in poi;
- Nel periodo dalla semina allo sfalcio la pianta provvede al contenimento delle infestanti per il forte suo accrescimento, e lo sviluppo radicale oltre i due metri di profondità evita l'irrigazione, anzi recupera gli elementi nutritivi percolati oltre la fascia di comune lavorazione;
- Lo sfalcio viene eseguito da una comune barra falciante da foraggio, a cui segue una essiccazione in campo di circa 10 giorni ed un eventuale acquazzone non crea danni, in quanto la parte legnosa dello stelo è idrorepellente. Può convenire voltare il prodotto per una migliore ed uniforme essiccazione dello stesso e quindi rotopressarlo con macchina a rulli;
- Lo sfalcio è al momento agevolato, per il recente mezzo utilizzato con sfalcio a più livelli, che ne migliora l'andanatura e la pressatura in rotoballe con qualsiasi rotopressa;
- I balloni asciutti ottenuti, vanno stoccati in fienile o sotto teloni, sollevandoli da terra non superando mai il 14 % di umidità.
A questo punto diventa necessario trasformare la canapa per il miglior utilizzatore-consumatore, in:
- Fibra - il tiglio che è circa il 30 % dell'esterno dello stelo, originando pannelli isolanti per uso termico e/o fonoassorbenti o altri impieghi in via di studio.
- Pellet o materiale compresso – il canapulo restante 70 %. parte legnosa dello stelo per uso combustibile (termica e o coogenerazione) in quanto un chilogrammo di pellet produce circa 4 Kcal. E con due chili (0,4 € circa) si producono 8 Kcal., equivalenti all'utilizzo di un chilo di gasolio o sostitutivo del truciolato di legno per laminati.
Questa coltivazione, se portata alla trasformazione dagli stessi produttori, potrà fornire un valore aggiunto alla semplice produzione di paglia di canapa del doppio, permettendo un utile ad ettaro che si aggira attorno al migliaio di euro €.
La legge regionale 8 del 18 giugno 2007 a promozione della coltura della canapa ed altre colture innovative, permette di dare vita ad una attività produttiva di filiera che si integra nel nostro patrimonio produttivo, entrando nella rotazione agronomica tradizionale e recuperando anche quei terreni dismessi dalla bieticoltura o a riposo.
Non ultimo, si sottolineano i benefici ambientali di tale coltivazione, che può favorire il raggiungimento degli impegni assunti con il protocollo di Kioto, quali la riduzione delle emissioni di CO2 a zero, con la sostituzione di combustibile da sottosuolo a soprassuolo, dall'aria, tanto che un ettaro di canapa fissa CO2 e libera ossigeno più del doppio di un ettaro di foresta amazzonica.
Ricordando che nella pianura padana, nel periodo tra le due guerre mondiali, si coltivavano circa 40.000 ettari di canapa e che oggi la sola limitazione di emissione di CO2 (blocco auto) non può essere sufficiente, si può ritenere che l'impegno degli imprenditori agricoli coi loro terreni su questo fronte può recare solo beneficio all' ambiente e alla popolazione di questo territorio.
Per. Agr. Claudio Losi